Non so se a voi accade, ma a me, ogni tanto affiorano nella mente alcune domande e perplessità sul nostro essere e vivere da cristiani nel mondo d’oggi.
Un interrogativo è più pressante di altri: “Il cristianesimo ha ancora qualcosa da dire a questo mondo super tecnologico?”.
Tutto è informatizzato, tutto è programmato, tutto è interpretato, tutto è nelle mani dell’uomo trasformato in super-uomo dalla scienza e dalla tecnica.
“Ma noi abbiamo ancora qualcosa da dire, o siamo l’ultimo residuo di un ‘piccolo mondo antico’ che va scomparendo?”
E, come sempre, la Parola mi illumina, mi riscalda, mi dona un nuovo ardore, mi apre orizzonti insperati, mi mi indica la strada. La Parola di questa V domenica dopo il martirio di s. Giovanni (vedi in calce) è semplicemente “incandescente”: pura lava che esce dal vulcano sempre attivo e vivo del cuore di Dio, manifestatosi in Cristo Gesù.
La risposta sta in questa pagina di Vangelo di Luca 6, 27-38: “Amate…senza sperare nulla”.
Se l’Amore (questo amore, ossia quello che rompe gli argini del buon senso, come dice Gesù, quello che va oltre il politicamente corretto, il tutto ha una misura…), se l’Amore prende il sopravvento e guida l’agire dei cristiani; se l’Amore ha questa misura esagerata che Gesù ci propone; se l’Amore diventa la nostra prima e santa ossessione; se l’Amore incondizionato, gratuito, senza misure, o, se vogliamo, con la misura della misericordia infinita del Padre, diventa la strada da percorrere e ri-percorrere ogni giorno, allora sì il cristianesimo ha molto e molto da raccontare al nostro tempo, perchè così anticipa il tempo spalancando l’anima ansiosa dell’uomo sull’eternità beata. Perchè il futuro è e sarà solo Amore. Perchè l’eternità è e sarà solo Amore.
Ma questo Amore che la Parola proclama a noi discepoli di Cristo, ha un’esigenza imprescindibile, ossia uscire dal cerchio dorato e asfissiante dell’io, del mi piace, dell’adorazione incondizionata del proprio ego, quello che è diventato il nuovo “vangelo” proclamato sulle varie piazze del mondo d’oggi.
Di Gesù S. Paolo dice: “Cristo non cercò di piacere a se stesso”.
Di S. Francesco, i suoi tre compagni scrissero: “Smise di adorare se stesso”.
Ecco, l’inizio di questo Amore chiama tutti noi ad un perenne esodo dalle terre dell’io schiavizzato, perchè idolatrato.
“Amare…senza sperare nulla in cambio”, è questa la diversità cristiana, l’originalità cristiana, lo specifico cristiano? Sì, se vogliamo. Ma io direi semplicemente: questo è “essere cristiani”.
E, parafrasando s. Francesco sul letto di sorella morte aggiungo solo: “Cominciamo, fratelli, perchè finora abbiamo fatto troppo poco!”.
Luca 6, 27-38
27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.