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INESIO – Ritiro famiglie – Aprile 2017

Due giorni dedicati alla “Famiglia” circondati dalla bellezza del creato: le montagne lecchesi, imponenti e traboccanti di vegetazione, un silenzio irreale spezzato solo dal cinguettio mattutino e un sole generoso che pennellava di rosa il cielo terso, donando un tepore inaspettato dopo giorni di neve e pioggia.

Qui, nella Casa Santa Maria Immacolata che si staglia sulla vallata della Valsassina, si sono riunite sotto la guida di Padre Franco 33 famiglie per un totale di 63 adulti e 24 bambini. Volti noti e facce nuove, coppie sposate da 30 anni accanto a sposini dalle fedi ancora luccicanti, anziani e giovani, insieme per riflettere, pregare, condividere e ascoltare le tante esperienze di nuzialità. Un racconto corale e al tempo stesso intimo, a tratti commovente, a tratti divertente, in cui ognuno ha contributo a suo modo donandosi all’altro.

A tenere le fila c’era Padre Franco che, con la sua travolgente energia, ha ricondotto la pluralità delle voci all’unicità del sacramento del matrimonio, ora leggendo alcuni passi scelti dall’Amoris Laetitia di Papa Francesco, ora portando la Parola del Signore in mezzo alle famiglie, ora incoraggiando il dialogo.

 

Il ritiro, dedicato a Le Stagioni della Nuzialità, aveva il triplice obiettivo di descrivere le varie fasi che si vivono in ogni nuzialità, individuarne le differenze e proporre per ciascuna fase esperienze da vivere e attuare.

 

La mattina di sabato, una volta arrivate tutte le famiglie, Padre Franco ha riunito tutti per le Lodi Mattutine e, subito dopo, ha dato il via ai lavori, analizzando la prima “stagione” della nuzialità.

LA PRIMA FASE E’ QUELLA DELLA ROMANZA: L’AMORE COME FUSIONE

Tipica di questa fase è la voglia costante di voler stare insieme. Ciò che si vive “non è il possesso, ma una specie di assorbimento, una ‘unicità’ estatica, l’estatica beatitudine dello scambio reciproco” (Dorothy Tennov). I fenomeni che si verificano in questa prima fase, la cui durata, come dicono gli esperti, si colloca tra i 18 mesi e i 3 anni, si possono così descrivere:

  • Non c’è nessuno come il vostro partner. L’altro/a vi appare attraente, luminoso. Il vero organo sono gli occhi e non il cuore. Si stra-vede.
  • Vi abbandonate all’altro/a senza riserve. Avete la certezza di non essere traditi.
  • Non è la testa, ma qualcosa che accade spontaneamente.
  • Volete sapere tutto dell’altro/a: pensieri, sentimenti, storie, passato, futuro/sogni…
  • Riscontrate: struggimento, dolcezza, tenerezza, stupore della scoperta, ebbrezza, mancanza di obiettività. Gli aggettivi più frequenti: divampante, affascinante, meraviglioso, fantastico, sublime…cielo e nuvole, sole e luna, tutto parla di lui/lei
  • Affrontate, con entusiasmo che stupisce, sacrifici e rinunce impensabili prima. Tempo e cose acquistano nuovi orizzonti. Vi sentite il centro del mondo.
  • Siete affascinati dall’altro/a: voce, sguardo, portamento…desiderate e volete essere desiderato/a. Sembra di aver scoperto “il paradiso in terra”.
  • Capite tutto, anzi, capite ancora prima pensieri e desideri dell’altro/a. Sono gli stessi, e se non lo sono, lo diventano in poco tempo.
  • L’altro/a è una risorsa di cui non potete fare a meno. Raccontarsi tutto diventa il piacere più bello…e il tempo sembra non finire mai, oppure, troppo breve.
  • Tutte le differenze vengono tollerate e in parte anche annullate. L’altro diventa la vostra forza, il vostro liberatore…tutto.
  • Le “vibrazioni” e i sussulti del cuore e di tutto il corpo sono una costante esaltante.

Si potrebbe pensare che, con la convivenza ora diventata quasi una prassi, tutto questa venga quasi annullato, poiché “l’attesa” della piena condivisione, con il “mistero” che racchiude, sembra dissolversi velocemente. Tuttavia, questo è l’innamoramento. Questo e molto di più.

Molti pensano che la fase della romanza si situi solo al primo tempo della vita a due, ritenendola superata negli anni che seguono. Eppure, in forme diverse, può ritornare anche nella fase adulta, dove la tenerezza e l’ammirazione rinnovano l’amore. Certamente in forme diverse.

Ciò che intendiamo fare ora è risperimentare questa prima fase. E’ salutare poter rivivere quanto avete vissuto per rinsaldare il vostro rapporto d’amore.

 

LAVORO PERSONALE E CONDIVISIONE IN COPPIA

Prima singolarmente e poi come coppia è iniziato un momento di confronto e riflessione utilizzando come traccia guida le seguenti domande:

  • Provate a raccontarvi a vicenda come vi siete conosciuti e quali emozioni vivevate.
  • Parlate di quando vi siete incontrati la prima volta. Che impressione avete avuto l’uno dell’altra?
  • Che cosa ricordate di più del vostro primo appuntamento? Che cosa risaltava di più? Che genere di cose facevate insieme in quel primo periodo?
  • Parlate di come avete deciso di sposarvi.
  • Descrivete il giorno delle vostre nozze. Parlate dei vostri ricordi, della luna di miele. Cosa vi ricordate?
  • Che cosa ricordate del primo anno delle vostre nozze?
  • Come è stato per voi diventare genitori? Cosa è cambiato nel vostro stare insieme?
  • Riandando agli anni (anno) trascorsi, quali sono stati i momenti veramente felici? Siate concreti, specifici, descriveteli.
  • Che cosa significa per voi stare bene.

 

CONDIVISIONE IN GRUPPO

Dopo la riflessione di coppia, è seguito un momento di condivisione con tutte le altre famiglie sotto la guida di Padre Franco. Le domande da cui si è partiti sono le seguenti:

  • Che cosa vi è piaciuto di più nel rivedere il filmato della vostra vita a due?
  • L’esperienza che avete fatto che cosa vi ha detto sul vostro stare insieme e in che cosa vi ha confermato?
  • Come vi sentite adesso dopo aver fatto questa esperienza? Provate ad esternare ciò che effettivamente sentite e siate onesti con voi stessi e con le coppie del gruppo

Ecco alcune riflessioni condivise:

“La nostra storia è partita piano, lentamente, con il tempo abbiamo abbandonato le nostre individualità, abbiamo tolto la maschera, e ci siamo riscoperti reali, autentici e abbiamo cominciato a percorrere un cammino insieme. Sentiamo che c’è un disegno”

“L’inizio è sempre stupore, a noi serve ricordare l’inizio, è per noi una risorsa cui attingiamo per fortificarci e andare avanti. La cosa che piace è che stiamo crescendo insieme, ci sentiamo cambiati”

“Per noi è importante trovare spazi per dialogare e raccontarsi l’uno l’altro, stare bene ed essere in sintonia attraverso il dialogo”.

“Diventare genitori è stato un vero e proprio shock. L’arrivo del figlio è stata la svolta”

“La complementarietà è sempre stata la nostra forza e l’elemento di felicità”

“I figli hanno messo a dura prova il rapporto togliendo tempo alla coppia, è stato difficile ritrovarsi”

“Quando penso all’amore non posso immaginare nulla di diverso da mio marito”

“Le difficoltà che la vita ci ha posto davanti ci hanno fatto trovare una forza che non sapevamo di avere, una forza che ha salvato la nostra coppia perché ci ha unito”

 

Dopo un’allegra pausa pranzo, nel primo pomeriggio si è ripreso a lavorare.

 

LA SECONDA FASE DELLA NUZIALITA’ E’ QUELLA DELLA CRISI O DELLA DELUSIONE: L’AMORE COME DIFFERENZIAZIONE DALL’ALTRO.

Alla fusione segue in genere, ma non sempre, la separazione e questo comporta la differenziazione. Ciò significa che ciascuno deve sviluppare il proprio sé. In termini Iunghiani si direbbe “l’individuazione”, in termini gestaldici, “la formazione dei confini”. Ciò significa che si possono avere autentici contatti se si hanno adeguati confini. Ciascuno ha le proprie idee, i propri sentimenti, le proprie preferenze ed esuberanze.

Ciò che deve avvenire è come una danza nella quale si verifica un ritmo di fusione e di separazione. Dopo di che ci si incontra, ci si allontana e poi si ritorna a stare insieme. La danza è fascinosa e bella, poiché è fatta di due movimenti: momento di vicinanza e momento di lontananza. Questo è il processo che avviene in ogni coppia matura: stare insieme e allontanarsi. E questo processo dura per tutta la vita, in diverse forme e in diversi tempi. Questo è il ritmo del cuore: sistole e diastole, concentrazione e dilatazione.

Alcuni momenti che accadono in questa fase sono:

  • Alla stagione dell’entusiasmo, dei sogni e della vivacità succede la stagione della pesantezza, del sentire l’altro distante e diverso. Le tipiche frasi che si dicono sono: “Non mi sembra più lui/lei – Non è come la pensavo”.
  • C’è il riconoscimento delle differenze, prima negate. “Mio marito parla così poco, e pensare che mi era piaciuto all’inizio il suo essere silenzioso!”. “Mia moglie mi assale con le sue reazioni emotive, eppure, quando l’ho conosciuta, mi piaceva tanto il suo essere così spontanea!”.
  • L’altro delude. Non risponde alle vostre aspettative e non vi sentite più capiti, accettati, amati. Le tipiche frasi: “Lo credevo diverso/a – Ho sposato un’altra persona da quella che credevo”.
  • Sembra che i sogni siano morti.
  • Si vive una pseudo-intimità: affiatati esteriormente e intimamente si è lontani. Siamo più amici che sposi, più fratelli che innamorati.
  • La dimensione sessuale perde il suo ardore e la sua novità e si fa sempre più rarefatta.
  • Il dono di sé che prima era spontaneo, si fa più duro. Si ha la sensazione di sentirsi sfruttati. Le frasi tipiche: “Mi ha sposato perché ero una gran bella donna – L’ho sposato perché non ne potevo più della mia famiglia – Ci siamo sposati per riempire le nostre solitudini”.
  • Il quotidiano assorbe talmente che è difficile trovare spazi per riflettere insieme, condividere, dialogare, pregare…e quando si trova si è in difficoltà per riempirlo di senso e di qualità.

 

CONDIVISIONE IN COPPIA

Dopo un momento di riflessione personale, è seguito un dialogo di coppia, a partire da una riflessione sulla base della seguente traccia.

In quali di queste situazioni vi siete trovati?

  • Un sistematico evitamento del conflitto, evitando di dirsi le cose che possono provocare suscettibilità e argomenti esplosivi.
  • L’accettazione passiva, Subite la situazione come fosse un evento ineludibile e senza soluzioni di alternativa. Non si cerca dialogo né si cerca aiuti.
  • La finta rassegnazione. Tirate a campare, caricandovi di rancore, con atteggiamenti vendicativi: “Ti faccio vedere io. Me ne vado da mia madre e ti lascio il frigo vuoto”.
  • L’isolamento/ripiegamento. Nasce una grande chiusura dell’uno verso l’altro, credendo di potersela cavare anche da soli senza il partner. Isolamento anche dalle coppie amiche e ripiegamento su se stessi.
  • La malattia. E’ lo sbocco estremo, che colpisce frequentemente le donne.
  • La ricerca attiva di compensazioni. Il computer e il cellulare oggi sono una grande via di fuga. Cercare altre “lucciole” o “fusti” che ripaghino della solitudine. Drogarsi di lavoro o inventarsi hobby che portano fuori di casa.
  • Rottura della comunicazione. Vivere una convivenza senza contatti: separati in casa.

Provate a chiedervi in quale di queste reazioni voi vi siete trovati.

Se questa fase non viene compresa come una spinta positiva verso l’autonomia, produce sofferenza, rabbia, rancore, rotture transitorie e/o definitive.

Essa rappresenta un momento difficile e doloroso. Fa sentire smarriti, perduti. Pertanto, compito evolutivo della coppia in questa fase della vita relazionale è che impari a vedere la diversità, ad accettarle, a attraversarle, a sostenerle e ad integrarle in modo creativo nella vita relazionale. Le diversità sono essenziali in una relazione matura perché tengono viva la relazione.

Come comportarsi con le crisi?

Molto spesso la comprensione che si ha della crisi, in tante persone e coppie, ha una connotazione negativa. La crisi porta con sé dubbi, insicurezze, fragilità, distrugge certezze da tempo acquisite, sconvolge immagini di sé e dell’altro che si ritenevano fossero una realtà assoluta.

E’ invece opportuno dare una connotazione positiva alla crisi e percepirla come una esperienza di crescita, di adattamento creativo di fronte a una realtà che cambia. Il momento della “crisi” è generalmente il punto di passaggio da una fase data ad un’altra nuova, verso la quale si è chiamati ad evolvere. Ciò che risulta difficile capire ed attuare, è dover abbandonare il vecchio modo di pensare, di organizzare e di gestire la vita di coppia per far posto a modalità nuove di partecipazione e di condivisione. Ciò che è familiare, abituale, appartenente alla fase precedente, non è più in grado di accogliere la novità e i cambiamenti della fase seguente. Da qui la crisi di passaggio, la necessità di evolvere verso uno stadio forse più complesso e adeguato alle nuove esigenze. Quando si resiste a questa evoluzione, a questo cambiamento inevitabile, ciò che può verificarsi è il perdurare della crisi fino al punto di cristallizzarsi e rendere la coppia bloccata, incapace di crescere. O spingere alla rottura.

Che cosa poter fare di fronte ad una crisi? Quali atteggiamenti mettere in atto?

Primo passo: Evitare di affrontare la crisi avendone solo una percezione negativa, di fallimento incombente, di rifiuto e di disistima verso voi stessi e il partner, finendo per ripiegarsi su se stessi, chiudendosi in una ruminazione rabbiosa. Piuttosto ponetevi con una atteggiamento positivo di fronte alla crisi, cogliendo le sfide contenute in essa per cambiare.

Secondo passo: predisponetevi con attenzione all’ascolto di un annuncio, chiedendovi verso quale fase nuova state evolvendo.

Terzo passo: chiedetevi quali sono i nuovi bisogni che emergono e che richiedono nuove aperture e scelte nella vita di coppia.

Quarto passo: che cosa potete modificare ed è in vostro potere nella vita di coppia per accogliere adeguatamente le novità emergenti.

Quinto passo: domandatevi se potete farcela da soli oppure se avete bisogno di qualcuno che possa darvi un aiuto. Non è segno di debolezza decidere di chiedere aiuto, ma di coraggio e amore verso voi stessi e chi volete amare. Come coppia dovete educarvi vicendevolmente, a saper chiedere aiuto, quando le nubi della vita si addensano dentro e fuori. Le persone a cui rivolgervi possono essere tante: una coppia amica, un sacerdote, un terapeuta.

 

CONDIVISIONE IN GRUPPO

Prima del momento di condivisione di gruppo Padre Franco ha ripreso un passo del Vangelo per introdurre il concetto di “Anticipo di Amore Incondizionato”. Così come Gesù dopo il tradimento di Pietro ha continuato ad amare, allo stesso modo per vincere la crisi di coppia occorre donarsi incondizionatamente solo così si potrà ritrovare l’autenticità del rapporto.

Rifacendosi, poi, agli Atti degli Apostoli, Padre Franco ha introdotto un secondo tema fondamentale per traghettare la coppia fuori dalla crisi, ovvero il tema della “negoziazione”. Essa consente, infatti, di distinguere ruoli e competenze all’interno della coppia e ricomporre la frattura.

E’ quindi seguita una fase di condivisione di gruppo, a partire dalle seguenti domande:

  • Come vi ponete, o vi siete posti, di fronte alla crisi?
  • Quali sono le vostre risonanze circa questo modo positivo di vedere la crisi?
  • Riandando agli anni trascorsi insieme, quali sono stati i momenti più difficili e duri del vostro rapporto a due? Provate a focalizzare la vostra attenzione su uno o al massimo due momenti in cui veramente vi siete sentiti in grave difficoltà. Non si tratta di riaprire vecchie ferite, ma di poterle guardare in modo nuovo e positivo. Accennate al fatto e descrivete nel modo più vivace possibile i sentimenti che avete provato.
  • Perché ritenete di essere rimasti insieme?
  • Come avete superato quei periodi di difficoltà?
  • C’è stato qualcosa o qualcuno che vi ha aiutato e in che modo?

A seguire alcune delle esperienze riportate dalle famiglie:

“La grazia del ministero del matrimonio è come un carburante che ha alimentato il rapporto. L’amore è una regola di base per far funzionare il matrimonio”

“Un nodo centrale sono le aspettative. L’amore non è un dono, va coltivato. Il matrimonio richiede impegno, pazienza, costanza”

“La grazia del matrimonio è fondamentale, ma occorre avere occhi per coglierla, essere aperti per accoglierla. Molto spesso è come se avessimo un coperchio che impedisce alla grazia di Dio scendere su di noi”

 

LA TERZA FASE E’ QUELLA DELLA RIDECISIONE: L’AMORE COME RIDECISIONE

La ridecisione si verifica quando le coppie si riscoprono e iniziano di nuovo a lavorare per la loro relazione. La coppia può vivere la parte dell’appartenenza quando raggiunge l’autonomia e quest’ultima permette l’individuazione di ognuno. “Non stare con nessuno se non sei capace di stare da solo e non stare da solo se non sei capace di stare con qualcuno”, potremmo dire parafrasando. D. Bonhoeffer.

I confini relazionali si delineano e si passa dal “Noi” della confluenza confusa/simiotica e non nutritiva, all’ Io-Tu del contatto sano.

Compito evolutivo di questa fase è che la coppia, oltre ad imparare a vedere la diversità, ad accettarle, ad attraversarle, a sostenerle ed ha integrarle in modo creativo nella propria vita relazionale, sperimenti l’equilibrio tra il conflitto e il terreno comune di coppia e viva una sana confluenza.

La sopravvivenza e la crescita di una coppia è data dalla tensione e dall’equilibrio tra la diversità e terreno comune di coppia.

Le differenze sono significative soltanto se sono accompagnate da uno sfondo di calore, di comprensione e dal piacere di stare insieme, altrimenti c’è il rischio di vivere l’estraneità.

Il terreno comune di coppia è significativo e vitale soltanto se è accompagnato dallo sfondo delle diversità e dei confronti, altrimenti c’è il rischio di vivere la “pace dei cimiteri”. Vicinanza e sana distanza sono i ritmi che devono contrassegnare la vita di una coppia.

I fenomeni che accompagnano questa fase sono i seguenti:

  • E’ il periodo in cui decidere di riprendere la relazione in mano e di ripartire
  • E’ il periodo in cui scoprire ed accettare i vostri limiti
  • E’ il periodo in cui cadono le squame dai vostri occhi e piuttosto che vivere di illusioni, di immagini fantastiche dell’altro, visto come persona perfetta, accettate l’altro nella sua totalità, nei suoi pregi e nei suoi limiti.
  • E’ il periodo in cui valorizzare le diversità e le vedete come ricchezza.
  • E’ il periodo in cui imparate ad amare l’altro/a non come voi pensavate, ma come l’altro/a vuole essere amato/a.
  • E’ il periodo in cui siete capaci di assumere in prima persona i vostri bisogni e piuttosto che delegare l’altro, facendolo sentire colpevole, avete il coraggio di chiedere.
  • E’ il periodo in cui rinunciate per sempre a quello che avreste voluto dall’altro e lui non vi ha potuto o saputo dare.
  • E’ il periodo in cui siete in grado di elaborare la rabbia, il risentimento, aprendovi al perdono, ad un rapporto reale e creativo. Senza perdono reciproco non è possibile una storia di coppia.
  • E’ il periodo in cui cercate di dare amore nel banale ed ovvio quotidiano, che non sempre è facile e piacevole, e a volte può diventare pesante, monotono. Ciò che lo trasfigura è la decisione di rimettere davanti “il sole dell’amore” e di guardarvi con occhi nuovi, con gli occhi di Dio.
  • E’ il periodo, soprattutto, in cui nel vertice dell’amore vivete l’abbandono. Il dono più grande che potete farvi è la possibilità di abbandonarvi l’un all’altro e di poter sperimentare quanto è detto nel Cantico dei cantici: “Io sono per la mia sposa e la mia sposa è per me”. Il vero dono tra sposi è l’abbandono totale di voi stessi all’altro. Se lo vivete in modo vicendevole, nasce la festa e la danza dell’intimità. Finché non perdete voi stessi, non siete sposi, ma cercate sempre di avere tra le mani un peluche o un biberon o una bistecca da mangiare. L’incapacità di vivere con questo orientamento vi renderà infelici, vi farà sentire dei solitari individualisti; ognuno penserà a se stesso, assaporerà la sua fetta di torta e quando questo si esaurirà, resterete affamati e desiderosi di altri pezzi di torta, sempre da ingoiare da soli, e mai da condividere e spartire con l’altro.

 

CONDIVISIONE IN COPPIA

  • Quante volte e in che modo ho ripreso le redini della mia relazione con te? Come mi sono sentito nel compiere questo e che cosa ho imparato. Provate ad evidenziare soprattutto i sentimenti che avete sperimentato e che avete imparato.
  • In che cosa mi trovo ad essere diverso da te e in che modo riesco a gestire meglio la diversità da te?
  • In che modo riesco a calare l’amore nel quotidiano? Provate a confrontarvi e a raccontarvi le esperienze concrete.

E’ attraverso la crescita personale e relazionale che decidete di esistere o di finire.

PROPOSTA DI PERCORSI

Vorrei ora accennare ad alcuni percorsi, forse elementari, certamente necessari, che vi permettono di riprendere in mano la pienezza e la bellezza della ridecisione di amare, anche se non sempre sarà facile e semplice-

  • Primo percorso. Se avete perduto la vivacità e la freschezza dello stare insieme e di assaporarvi, un modo concreto e utile può essere quello di esplorare il vostro terreno comune con domande del tipo: “Che cosa vi piace l’uno dell’altro?” – “Quali sono i vostri valori comuni?” – “Che cosa sapete fare insieme?”. Scegliete due o tre cose che vi soddisfano e vi fanno sentire bene nella vostra relazione. “Come state quando fate queste cose insieme?” – “Di che cosa gioite insieme quando andate d’accordo?”. Siate concreti e descrittivi. Le risposte a queste domande vi rimandano alla scoperta del vostro terreno comune e a valorizzarvi come coppia.
  • Secondo percorso: Maturare un “pensiero non egocentrico, cioè un pensiero che riesca a vedere le ragioni dell’altro. L’incapacità di capire il punto di vista dell’altro è un problema serio perché non dipende dalla buona volontà, ma da uno schema mentale, da un filtro attraverso il quale vedere la realtà, per cui potete, paradossalmente, essere affettuosi ed egocentrici. Inoltre, non sono le differenze o i disaccordi a ferirvi, quanto i modi che adottate per trasmetterli. Non è ciò che dite a ferire, ma come lo dite. Un modo per superare questa barriera è quello di rimanere sempre nell’atteggiamento umile di chi ascolta il partner e si mette in discussione invece di difendersi, di simulare, di scappare, di giustificarsi oppure di offendere. Invece è utile pensare e dire: “quello che dici mi fa male, non mi sembra vero, ma ci voglio pensare”. Ammettere e riconoscere la parte di verità nell’accusa dell’altro, fa compiere un salto di qualità nella relazione.
  • Terzo percorso: assumere una visone evolutiva e positiva della conflittualità. La parola “simile” in ebraico si può anche tradurre “contro”. Quando nella Genesi c’è scritto che “Dio diede un aiuto simile ad Adamo”, si potrebbe tradurre “contro Adamo”. “Eva come aiuto contro Adamo” – “Adamo come aiuto contro Eva”. Ogni conflitto e ogni crisi, se vissuti bene, portano con sé un dono.
  • Quarto percorso: rileggere la vostra vita sotto lo sguardo di Dio. Se troppo spesso non progredite nella vostra vita relazionale, è perché vivete il quotidiano in un modo banale e ripetitivo, aspettando sempre qualcosa di eccezionale. Ma è proprio nel quotidiano e nell’ovvio che Dio vi parla e vi aspetta e siete chiamati a riconoscerlo. Lo scoprite presente là dove non lo attendevate affatto: “Dio era là e io non lo sapevo”, dice Giacobbe dopo la scoperta di quella scala che lega il cielo e la terra. Ma la stessa Maria ce lo potrebbe raccontare dopo l’annunciazione e in quei 30 anni di vita con Gesù: la meraviglia era “nascosta” in casa. La vita riletta alla luce di Dio ci fa trovare segni di una presenza d’amore che nemmeno immaginavamo.
  • Quinto percorso: vedere ogni relazione in una prospettiva circolare. Spesso si rimane legati ad una prospettiva lineare. “Le cose vanno male perché tu hai fatto questo”, “La colpa è tua”, “hai cominciato tu”. Nella prospettiva circolare cercare chi ha la colpa diventa una fatica inutile: nella relazione si è tutti coinvolti. Nella situazione in cui la moglie dice: “Mi arrabbio perché bevi”, e il marito dice: “Bevo perché tu ti arrabbi”, chi ha ragione e chi ha torto? La soluzione sta nel convertirsi ad una relazione che si interroga: “In che modo io provoco nel mio partner ciò di cui io mi lamento?”. E’ una domanda sconvolgente e semplicissima, e permette una crescita qualitativa della relazione. Provate a domandarvi a vicenda: “Per stare meglio con te io vorrei che tu…”. Pensare a che cosa l’altro potrebbe fare per voi nei momenti difficili e problematici. Inoltre, “Vorrei che tu vedessi la mia voglia di raggiungerti”. Ditevi qualcosa di positivo sulla bellezza del vostro stare insieme.
  • Sesto percorso: non chiudetevi nella diade. Un amore a due che si chiude ad ogni apertura diventa una ‘follia a due’. Quando una coppia per proteggere il proprio amore si chiude ai bisogni degli ultimi, delle altre persone, della parrocchia e della società deve seriamente interrogarsi sulla genuinità e profondità del proprio rapporto d’amore.

 

CONDIVISIONE IN GRUPPO

Dopo la riflessione singola e di coppia, è seguito il momento di condivisione di gruppo, sulla scorta delle seguenti domande:

  • Quali le vostre risonanze su quanto è stato proposto?
  • Quali le vostre esperienze su questi percorsi di vita?

Ecco alcune riflessioni emerse:

“Occorre attrezzarsi al percorso, ridefinire costantemente la relazione, salvaguardare la coppia anche a costo di sacrificare altro, come il lavoro”.

“Abbiamo bisogno di risintonizzarci ogni giorno con l’altro, scegliersi ogni giorno, ridecidere ogni giorno di stare insieme”

“Bisognerebbe domandare al compagno più spesso: Vuoi sposarmi? E’ un modo per fornire nuova benzina al rapporto e ripartire”

 

Se guardiamo bene, queste tre fasi, fusione-delusione-comunione, ripercorrono la dinamica dell’Evento Pasquale di Passione, Morte e Resurrezione.

La vita di coppia, infatti, è una pasqua in movimento, una pasqua che si attua giorno dopo giorno. L’amore è il punto di arrivo e il punto di partenza: “fonte e culmine” dell’esperienza relazionale. Ma è anche certo che bisogna passare attraverso la purificazione della croce, per causa del peccato, dell’egoismo e delle paure che ci abitano; ma è una croce gloriosa, una croce che ha le due facce, quella della sofferenza e quella della regalità, che nel matrimonio convivono insieme e si completano.

Ricordiamo tutti cosa scriveva Kahlil Gibran: “Quando l’amore vi chiama, seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire. E quando vi parla, abbiate fede in lui. Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché l’amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà” (Il profeta) . 
   

Non dimenticate anche che: “Il matrimonio è più del vostro amore reciproco, ha maggiore dignità e maggior potere…
Nel vostro sentimento godete solo il cielo privato della vostra felicità.
Nel matrimonio, invece, venite collocati attivamente nel mondo e ne divenite responsabili…
Il sentimento del vostro amore appartiene a voi soli. Il matrimonio, invece, è un’investitura e un ufficio.
Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia, occorre che gli riconoscano l’incarico di regnare.
Così non è la voglia di amarvi, che vi stabilisce come strumento della vita. E’ il matrimonio che ve ne rende atti. Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio: è il matrimonio che d’ora in poi,
porta sulle spalle il vostro amore.
Liberi da tutte le ansie che l’amore porta con sé, potete dirvi, con sicurezza e totale fiducia: Non potremo perderci mai più, ci apparteniamo reciprocamente fino alla morte per volontà di Dio”.

(D. Bonhoeffer, Resistenza e resa)

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Sì, Cristo vive, e il nostro amore è vivente in Lui, e continuamente risorge con Lui a vita nuova. Noi lo crediamo e noi lo vogliamo. Amen.

Il sabato si è concluso con una cena e un avvincente torneo di calcio balilla che ha tenuto desti fino a notte fonda.

La domenica è stata dedicata alla preghiera. La mattina, dopo le lodi, è iniziata una riflessione sul Vangelo.

Lettura del Vangelo secondo Luca (Lc 24, 13-35)

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore

 

 

Divisi in quattro gruppi, tutte le famiglie hanno potuto leggere e riflettere sul vangelo e dare una propria interpretazione. La riflessione è partita dalle seguenti domande:

 

Qual è il messaggio di questo vangelo. Cosa dice a noi oggi, alla nostra vita, alla nostra fede e esperienza di cristiani.

  • C’è un messaggio anche per la famiglia, per noi come coppia, per il nostro amore, la nostra crescita personale e con i nostri figli?

 

Dopo i lavori di gruppo, Padre Franco ha celebrato la Santa Messa. Una Messa particolarmente commovente perché intima e partecipata, interamente dedicata al sacramento della famiglia.

 

Dopo la lettura del Vangelo, ciascun referente dei quattro gruppi ha potuto presentare la riflessione elaborata durante il lavoro di gruppo.

 

E’ poi seguita la consegna dei doni all’altare: tutte le famiglie sono state invitate da Padre Franco a scegliere un oggetto rappresentativo della propria coppia che hanno poi donato simbolicamente al Signore portandolo sull’altare durante la messa.

I doni scelti sono stati particolarmente significativi:

 

  • Una Collana come simbolo di unità della famiglia
  • Una Bottiglia di vino come simbolo della riscoperta del gusto autentico della famiglia
  • Le Chiavi di Casa come simbolo del focolare domestico
  • Un foglio contenente la parabola del Figliol Prodigo sigillato dalle Fedi come simbolo dell’amore famigliare
  • Un quadro raffigurante il mare in tempesta e una schiarita come simbolo delle insidie della vita e della fede che riporta la quiete
  • Girandola come simbolo del soffio dello Spirito Santo che spirando sulla famiglia torna a farla girare e funzionare
  • Mattoncini Lego come auspicio a costruire insieme la famiglia
  • Uno scritto sul tema del rendere “possibile l’impossibile” come auspicio anche in famiglia
  • Un Libro “I bravi manager cenano a casa” come riflessione dell’importanza di conciliare il lavoro con la famiglia
  • Un Disegno di due torrenti diventati un solo corso d’acqua come simbolo dell’unità della famiglia
  • Uno Specchio come auspicio ad essere sempre autentici nel rapporto di coppia
  • Un Orologio come desiderio di coltivare un tempo di qualità in famiglia
  • Un disegno di un Aperitivo come desiderio di trovare tempo per la coppia nonostante i figli
  • Una Scopa per spazzare via tutto quello che ostacola l’unità della famiglia e fare posto al Signore
  • Una Moka come auspicio di diventare genitori, creando una nuova vita
  • Una Penna come simbolo della costanza dell’amore, nato da una corrispondenza epistolare
  • Una Penna per correggere gli errori e scrivere insieme la storia d’amore
  • Un Libro di preghiera per insegnare ai figli a pregare
  • Un Crocifisso come desiderio di camminare verso e con Cristo
  • Il quadro del Gran Paradiso come simbolo di bellezza e metafora della scalata della monta montagna che implica sacrificio ma regala una vista mozzafiato
  • Il Libro Amoris Laetitia di Papa Francesco come guida per la vita famigliare
  • Un grembiule come simbolo del servizio all’interno della coppia e a sostegno della comunità
  • Le Scarpe come auspicio del continuare a camminare insieme a Cristo

 

Dopo la conclusione della Messa, ci si è riuniti per il pranzo della domenica. A seguire un momento di riflessione tutti insieme e l’augurio di ritrovarsi presto a festeggiare ancora insieme la bellezza della famiglia.

 

Ricordi dei partecipanti

Per noi è stata un’esperienza intensa ed efficace, che ci ha permesso di condividere e confrontarci su tematiche importanti che si rischia di tralasciare sommersi dalla quotidianità. Ci ha lasciato una bella sensazione sentire di far parte di una comunità autentica che ascolta e si lascia ascoltare. Inoltre ci è apparsa un’occasione importante per sentire e tenere viva la fede all’interno della coppia.”

Cristina e Daniele

Diciamo la verità: quando Padre Franco ha annunciato che il ritiro avrebbe coinvolto i componenti di tutti i Gruppi Famiglie, non eravamo proprio entusiasti.

L’esperienza del fine settimana trascorso insieme, già sperimentata in passato, è straordinaria, ma “con le coppie giovani cosa abbiamo da condividere?”; “loro hanno energia e voglia di fare e noi il desiderio di confrontarci con calma con chi già conosciamo”; “loro hanno i figli piccoli e noi i nipotini” ….

Ma il Signore sa qual è il nostro bene e ce lo dice attraverso il parroco, insostituibile guida.

Così ci affidiamo (al parroco ed a Lui) e di buon’ora partiamo, stimolati anche da una giornata che, contrariamente alle previsioni, si annuncia splendida.

Per problemi familiari riusciamo a rimanere solo il sabato, ma la saggia guida di cui sopra concentra nella prima giornata lo sviluppo dell’argomento previsto.

A poco a poco “Le stagioni della nuzialità” rivivono nelle esperienze di ciascuno, mentre si ritrova la preziosa risorsa del tempo dedicato alla propria coppia.

Il nostro amore “coi capelli bianchi” scopre come l’esuberanza dei più giovani possa essere piacevolmente contagiosa e come i loro batti-becchi o le ansie da neo-genitori possano trovare confronto e conforto in noi che li abbiamo superati da un pezzo.

C’è sempre reciprocità, c’è ancora interesse e, soprattutto, c’è in ogni tempo la possibilità di imparare quando si mette in circolo il bene, illuminati e guidati da Colui che ha fondato il proprio regno sull’Amore.

E a Lui va ogni lode e riconoscenza per averci regalato questa bellissima occasione, con Padre Franco e la sua fede gioiosa e con tutti voi come preziosi compagni di viaggio.

Nadia e Paolo

Così dice il Signore:
“Ecco, la attirerò a me,
la condurrò nel  deserto e parlerò al suo cuore”
Osea 2,16-17
 
E’ così che ci siamo sentiti, attirati nel deserto, via dagli ingombri della vita quotidiana.
Lì Lo abbiamo incontrato, di nuovo, e ha parlato al nostro cuore… e anche noi abbiamo ritrovato il tempo e la bellezza di parlare con i nostri cuori e ai nostri cuori.
Ciò che proviamo?
Lo ha espresso nostro figlio Francesco Maria durante il viaggio di ritorno: ”Mamma sono molto contento, e anche felice!”
 

Antonella e Roberto con Francesco Maria ed Anna Chiara

Siamo molto felici di aver condiviso con voi due giorni fantastici: in poco tempo, con lo spirito giusto, si possono realizzare grandi cose.

Cristina e Nicolò

Noi potremmo rappresentare l’esperienza del ritiro spirituale a Vendrogno con 2 verbi, “uscire” ed “entrare”, due azioni contrarie che abbiamo, in questa circostanza, potuto vivere contemporaneamente. Sì, perché siamo usciti, abbiamo chiuso la porta di casa desiderosi di allontanarci dalla città, dalle solite abitudini e dinamiche familiari, e siamo entrati in un “Noi” molto più pieno, più libero e più gratificante. Un “Noi” nato dal confronto diretto con altre famiglie. Accompagnati dalla fraterna presenza di Padre Franco e guidati dal tema di riflessione “le stagioni della Nuzialità” che contemplava diversi momenti di condivisione prima in coppia e poi in gruppo, abbiamo potuto riportare alla memoria momenti di vita della coppia, esperienze che ci hanno legato, le emozioni che hanno fondato il nostro Amore. Abbiamo potuto parlarci e parlare di noi, riguardarci negli occhi, trovare uno spazio libero da incombenze, da necessità, da priorità che potessero distogliere lo sguardo l’uno dall’altra. E finalmente di nuovo “io&tu” ci siamo raccontati agli altri, parlando di quel noi pulsante che raramente emerge nell’ordinaria vita programmata che facciamo tutti i giorni!

Immersi in un paesaggio paradisiaco abbiamo vissuto inoltre l’esperienza del Noi insieme alle altre famiglie, sentendoci parte di un gruppo, di una comunità che condivide il bisogno di una guida spirituale, e un grande obiettivo: essere felici con la persona accanto. Consapevoli della fatica della nostra umanità, della nostra storia, dei nostri limiti vogliamo tutti amare e ad essere amati.

Questo anelito all’Amore è la via che porta tutti ad alzare lo sguardo verso quell’Altro da noi, che rende possibile la domanda: cos’è l’Amore?

E poi…ecco Gesù!

Rossella e Giovanni